Testo liberamente ispirato alla novella “Rosso Malpelo”di Giovanni Verga.
Un bambino senza nome ma chiamato con l’epiteto dispregiativo “Rosso Malpelo” per via di un pregiudizio popolare per cui chi possedesse il colore rosso dei capelli era selvaggio di natura, si ritrova fin dalla nascita a combattere una mentalità retrograda che non gli darà nessuna possibilità di vivere con serenità la dolce età. Rosso Malpelo dovrà fin dall’inizio resistere alle umiliazioni dello sfruttamento del lavoro minorile, alla perdita dell’ amato padre, alla solitudine, alle violenze dei più grandi; la fantasiosa creatura, nata dalla mano di Giovanni Verga, pare non avere scampo nel racconto ambientato all’epoca delle cave di zolfo nella dimenticata Sicilia di fine ottocento . Attraverso le disavventure del personaggio si evince che la corazza di ragazzino discolo, spregiudicato, nasconda in realtà un cuore immenso, pieno di silenzio e di rabbia come le trivellate e desolate terre di montagna, lui è parte della bellezza aspra del paesaggio. Il nostro buono antagonista che come protagonista ha se stesso, combatte con i demoni della genealogia e dell’avidità umana, trionfando, fino a diventare una vera e propria leggenda. Questo pittoresco personaggio sfida violente dinamiche sociali che come ieri riecheggiano oggi senza mai tramontare come il bullismo, razzismo, femminicidio e tanti altri. Il mio teatro oltre ad avere come obbiettivo la diffusione della lingua siciliana moderna, ha il preciso intento di denunciare e di opporsi ai fenomeni di emarginazione. Credo che anche se non si è vittime dirette di fatti atroci che la società commette, siamo tutti coinvolti e forse ognuno di noi nasconde un Rosso Malpelo che scava nella profonda miniera dell’anima che prova a difendersi, a tenere alto i valori morali ed etici, senza mai smarrire l’orientamento dell’intima verità. Lo spettacolo articolato come un vero e proprio inno alla vita, alla speranza, alla lotta, dispiega la sua forza all’interno di un monologo interiore. Il testo è una testimonianza espressionista di una riflessione contemporanea sulle ingiustizie universali. Questo teatro rivolto anche ai più giovani non si allontana dal linguaggio odierno ma si discosta del tutto dalla macchina diabolica della tecnologia che opacizza l’estro più genuino di ognuno di noi.
Paride Cicirello.